martedì 29 novembre 2016

HONDURAS CON URAGANO

Un cielo grigio e l'aria frizzante ci accompagnano al confine con l' Honduras, la lunga coda di giganteschi camion fermi al bordo della strada ci segnala che siamo vicini, i camionisti ci salutano offrendoci un caffè caldo e rimanendo esterefatti quando raccontiamo loro in poche parole la nostra vita. Al confine incontriamo persone gentili ben disposte anche se le pratiche da sbrigare sono molte e tutto ciò richiede pazienza, virtù della quale io ne  sono quasi sprovvisto ma il tempo vola chiacchierando con i camionisti che sono in coda con me mentre la Manu fa la guardia alla moto. Qui mi viene apposto un timbro sul passaporto grande una pagina intera dove vengono riportati tutti i dati della moto , num. telaio num, del motore il colore e perfino se la sella è a uno o due posti  mah? Felici come sempre dopo essere entrati in un nuovo paese ci diamo il cinque e dopo pochi km ci fermiamo a rifocillarci in un "ristorantino" a bordo strada, non c'è molto da scegliere il cibo è più o meno sempre lo stesso cioè riso, fagioli platano(tipo di banana)fritto e uova con qualche variazione ma comunque…….
AVANTI SEMPRE
La strada è sempre sconnessa e piena di buche che a volte penso che se  solo non ne vedessi una  le conseguenze sarebbero disastrose, per questo raramente riesco a togliere lo sguardo dal nastro di asfalto così che la Manu mi avvisa quando c'è qualcosa di interessante da vedere, il traffico è pesantissimo, caotico e disordinato nessuno usa le frecce, per svoltare a sinistra non si fermano a centro strada ma sul ciglio della stessa a volte con le 4 frecce accese e poi svoltano ma tu non puoi sapere mai quando perciò a volte l'abbiamo evitati per un pelo, inutile imprecare perchè non capirebbero e poi sapendo che qui e possibile detenere cinque armi da fuoco senza problemi meglio evitare discussioni di alcun tipo, in questo senso la Manu mi è di grande aiuto ricordandomelo spesso conoscendo bene il carattere del suo Gino matto.
GARETTA DI RIPRESA?

Dopo 180 km raggiungiamo la capitale Tegucigalpa una grande città che vediamo dall'alto della strada che ci permette di girarci attorno perchè attraversarla sarebbe stata sicuramente una pazzia. Subito dopo la capitale in direzione del lago Yojoa la strada diventa perfetta salitone e discese con curvoni da farsi a 200 all'ora con il ginocchio a terra ed è così che provo a togliere il fango dai tasselli più esterni del pneumatico posteriore,riesco a raggiungere in discesa i 120 all'ora ma nelle pieghe il telaio cullandomi ondulando dolcemente mi avvisa che sono quasi al limite perciò mi calmo e ritorno a velocità più consone 60/70km x ora vanno più che bene. Le nuvole si fanno sempre più minacciose e quando arriviamo al lago verso le 17.30 dopo quasi 400 km appena ci accingiamo a montare la tenda una bomba d'acqua ci fa capire che per questa notte è meglio riposare in dormitorio sicuramente più asciutto ma meno intimo della nostra amata tendina. Vorremo molto visitare il parco sul lago a bordo di un kayak e sfruttare tutte le opportunità che una biodiversità  tra le più importanti del paese ci può offrire ma le info sulle previsioni  meteo sono pessime perchè l'uragano denominato Otto è quasi sopra di noi, vediamo alla tele immagini di distruzione e morte, la pioggia non smette mai, cambiamo i nostri programmi più volte per decidere poi di provare a raggiungere sulla costa caraibica che è la più colpita dall'uragano la città di Ceiba da dove partono i traghetti per le isole Roatan e Utilla dove fare belle immersioni.
ANCHE LA NORTA CINESINA SI RIPOSA
Ma la scelta non è stata delle migliori sicuramente, passiamo tutto il viaggio sotto l'acqua e al traghetto alcuni viaggiatori ci sconsigliano per ovvi motivi di recarci sulle isole per fare immersioni e così ci ritroviamo all'imbarco del ferry al tramonto infreddoliti e delusi, aver percorso quasi 300 km per nulla e poi doverli ripercorrerli per portarci vicino al confine con il Guatemala. Di certo queste piccole disavventure non ci destabilizzano e allora ci facciamo un bel regalo accomodandoci al grand hotel de Paris paghiamo volentieri i 50 euro per trascorrere una notte con tutti i lussi inclusa una mega colazione. Ci sarebbe piaciuto conoscere meglio l'Uonduras ma le notizie sono sempre più brutte, puntiamo la moto in direzione di Coban sul confine guatemalteco passando però una notte a San Pedro la Sula che nel 2015 ha ottenuto il primato di città più pericolosa al mondo!!!!!!!
PRIMA PAGINA DA PAURA
Il giorno dopo essere sopravissuti alle passeggiate a san Pedro, pensate che davanti alla chiese più importanti ci sono guardie armate di fucile a pompa e pistole imbocchiamo la via per Copan, 5 ore di saliscendi su una "strada" infame che avrebbe offerto credo bei panorami se non fosse stato per la pioggia chi ci ha fatto compagnia per quasi tutto il trasferimento. Copan è una antica città Maya che si trova a 12 km dal confine con il Guatemala e le rovine sono una delle principali attrazioni del paese,


VITA TRANQUILLA
a solo un 2 km dalla animata e colorata cittadina si incontrano le rovine, 15 dollari di ingresso per entrare per poche ore nella vita di un popolo antichissimo ed affascinante, le rovine sono ben conservate e la loro visita è piacevole e rilassante.
UN PO DI STORIA E  CULTURA 

Altra visita interessante è alla casa del thè e del cioccolato dove da molti anni una famiglia produce appunto the e cioccolato e altro tutto rigorosamente biologico le foto saranno chiarificatrici di questo incantevole posto dove rilassarci ammirando i colibrì che si nutrono di nettare davanti ai nostri occhi.



Come ho gia scritto prima, non possiamo farci una vera idea dell'Honduras che abbandoneremo domani comunque una bella esperienza anche se bagnata ma sempre più fortunata rispetto a chi, causa l'uragano ha perso tutto, a loro auguriamo tutta la fortuna del mondo.

lunedì 21 novembre 2016

NICARAGUA (SECONDA PARTE)

Ci lasciamo alle spalle la suggestiva Granada e facciamo rotta verso Leon passando per la caotica Managua, dalla strada si vedono sfilare villaggi rurali con casette di lamiere sparse tra la vegetazione, si incrociamo molti scuola bus che una volta dismessi  negli USA vivono una seconda vita in Nicaragua come autobus di linea.
Leon è la capitale della rivoluzione per il suo ruolo durante la guerra tra i sandinisti e i sostenitori dei Somoza dittatori del paese fino al 1979. E' considerata anche capitale culturale per una sua importante università fondata inizio ottocento e perchè città natale del poeta Rubén Dario ancora amatissimo da tutti i nicaraguensi. I suoi edifici di epoca coloniale sono trascurati e  molti sono ancora da restaurare dando così alla città un deciso fascino decadente.








Troviamo alloggio ad un centinaio di metri dal centro presso l' hostel "casa Ivana" pulitissimo con una bella cucina, amache, free coffe e wifi per solo 5$ a testa in dormitorio con 4 letti e bagno con doccia in camera. Arriviamo il giorno che si festeggia il carnevale perciò trascorriamo una festosa serata seguendo i carri mascherati ballando e bevendo birra in compagnia di uno dei pochi simpatici francesi che si incontrano e che dormiva nella nostra stessa stanza.

Dopo una ricca colazione nel bel giardino dell'hostel inforchiamo la nostra cinesina per recarci al Cerro Negro unico vulcano al mondo attivo da dove si può scendere con una tavola o con uno sand board sulla cenere lavica , qui il francese Erik Barone nel 2004 fece il record del mondo scendendo in bicicletta  alla velocità di 177 km all'ora, la pendenza va dai 45/ 50 gradi e vista da sopra incuteva un po di timore ma oramai eravamo lì perciò, giù,si parte!!!!!






il rumore che si provoca con la tavola che sfrega sulle piccole pietre laviche, la nuvola di polvere che si lascia al proprio passaggio e la velocità che aumenta rapidamente ti fa capire che stai facendo qualcosa di unico, alla fine ci si ritrova con la faccia annerita e polvere lavica anche nelle parte più intime ma che soddisfazione !!!!!!!!!!


Ancora con il sorriso stampato in faccia ripercorriamo i 20 km di strada sabbiosa per tornare in città compiendo manovre al limite perchè sotto i 70km all'ora le cadute sarebbero state sicure, comunque  con un po' di esperienza, fortuna e potenza della nostra cinesina siamo arrivati indenni.
In ogni angolo della città si rivive l'epoca della rivoluzione guardando i bei murales e scoprendo ancora i fori dei proiettili sui muri delle case






e sui bei portoni in legno mentre ogni sera nelle piazze si svolgono avvenimenti culturali, balli con canzoni popolari e manifestazioni varie, essendo una città universitaria si può scegliere di trascorre le serate in uno dei tanti locali di karaoke ascoltare bella musica sempre bevendo birra e rum. A noi piacciono molto i vulcani e le montagne ma il richiamo del mare è sempre forte perciò dopo un giorno di meritato riposo ce la spassiamo nella vicina spiaggia Las Penitas


che si trova a soli 25 km da Leon prima prendendo un po di sole e poi verso le quindici in compagnia del nostro amico francese e di una ragazza basca abbiamo noleggiato dei kayak per un escursione solitaria tra le mangrovie per poi fermarci  presso una stazione per la salvaguardia delle tartarughe dove ne avremo liberate una trentina  appena nate.
Siamo gli unici ad arrivare in spiaggia con il kayak anche perchè le acque sono popolate da una colonia di coccodrilli che però al nostro passaggio si immergevano sicuramente molto più spaventati della Manu che vedeva coccodrilli anche sopra gli alberi.

Mentre aspettavamo il tramonto l'eccitazione saliva al pensiero di essere noi a liberare le piccole tartarughine che avrebbero affrontato da sole l' immensità dell' oceano davanti a noi e fu così che verso le 17.30 quando il sole tingeva di mille colori il cielo dopo averle prese delicatamente in mano e aver dato loro un bacino di buona fortuna le abbiamo appoggiate sulla sabbia, istintivamente e lentamente si sono spinte verso le onde che le hanno abbracciate e accolte sapendo che dopo una decina di anni sarebbero ritornate per dare vita ad una nuova generazione di queste incredibili creature.





Eravamo tutti commossi ma felici e dopo esserci complimentati con chi dedica tempo e risorse per questa bella causa la sorpresa, era buio, e noi dovevamo percorre  quasi quattro chilometri per ritornare alla base, per fortuna la luna piena ci illuminava la strada anche se più di una volta ci siamo insabbiati nelle secche ma alla fine sapevamo di aver vissuto un'altra giornata indimenticabile una di quelle giornate che io definisco come dei piccoli tatuaggi nella mente che non si cancelleranno mai.
Ritornati in hostel prepariamo i bagagli perchè il giorno dopo ci avvicineremo al confine con all'Honduras più precisamente a Somoto dove andremo a nuotare nel bel canyon omonimo. Arriviamo nella cittadina di Somoto nel primo pomeriggio, qui decido di cambiare il pneumatico posteriore e sostituire gli specchietti che ormai si stavano staccando perchè arruginiti (materiale cinese) dormiamo in un hostel modello India però più pulito, per soli 6 dollari, ceniamo a base di polpette di patate ripiene guardando la partita tra Argentina  e  Colombia finita 3 a 0 per i cafeteros con Messi protagonista.




Dopo una nottata di pioggia impetuosa al mattino il sole ci scalda gli animi, non fa veramente caldo anzi  ma di certo non ci fermiamo, raggiungiamo l'entrata de canyon(3 dollari) dopo una ventina di km in moto osservando i moltissimi asinelli che stracarichi di legna camminano lenta lenti sul ciglio della strada, lasciamo la moto in parcheggio custodito , percorriamo circa due km a piedi poi saliamo su una piccola barca a remi che ci sbarca presso l'imboccatura del canyon.


L'acqua è fresca ma non troppo indossiamo i giubbotti e ci tuffiamo scattiamo foto con la nostra nuova macchina fotografica ma dopo circa un'ora infreddoliti ,decidiamo di ritornare alla base contenti di aver fatto anche questa esperienza ma con il pensiero al giorno dopo quando percorreremo i 50 km che ci separano dal confine honduregno.



Una volta in camera controlliamo i passaporti e prepariamo tutte le fotocopie che ci serviranno per espletare le pratiche del passaggio di confine che di sicuro non saranno ne veloci e tantomeno facili ma come diciamo sempre ….E' DURA LA VITA DEL VIAGGIATORE !!!!!!!!!!! ciao